di Gaetano Prencipe
Circa due anni fa, e precisamente il 18 marzo 2018, scrissi un articolo dal titolo “Mercato ittico: adelante … cum judicio” (che invito a recuperare ed a rileggere) per sollecitare, innanzitutto in Consiglio Comunale, una discussione pubblica sulla chiusura del Mercato Ittico e sulle prospettive di una sua possibile riapertura.
La Giunta Riccardi, con una delibera del 2 marzo 2018, aveva da poco deciso di rinunciare alla concessione demaniale e con essa alla struttura del Mercato Ittico. A tale decisione l’Amministrazione comunale era giunta dopo l’avvenuta messa in liquidazione ed il successivo fallimento (nel 2014) del COGEMIN, il Consorzio al quale nel 2004 il Comune aveva affidato la struttura e la gestione del servizio (rinunciando a gestirlo direttamente come aveva sempre fatto sino ad allora), dopo aver anche provato ad indire una gara per l’individuazione di un soggetto privato cui affidare la gestione (andata deserta), e dopo l’ultimo tentativo, risultato altrettanto fallimentare, di farlo gestire dall’ASE.
Con il dichiarato obiettivo di favorire la ripresa dell’attività del mercato ittico, l’Amministrazione comunale, nel rinunciare alla concessione demaniale, decideva in sostanza di regalare allo Stato la struttura mercatale (inaugurata nel 2004 e costata circa 6 milioni di euro, con un mutuo ancora in ammortamento e che continueremo a pagare fino al 2043), perché la si potesse affidare ad una Cooperativa di produttori ittici appena costituita.
Non solo. Per favorire tale soluzione, il Comune si impegnava formalmente a liberare la struttura da chi l’occupava senza titolo (impegno di fatto assolto lo scorso anno, con l’arrivo del Commissario) e a sostenere le spese per gli interventi manutentivi straordinari necessari al ripristino della sua funzionalità (evidentemente malridotta), accettando così le condizioni che l’AdSP MAM (come oggi si chiama in sigla la nuova Autorità Portuale) aveva posto per prendere in carico la struttura, ricadente su di un’area del demanio marittimo affidata per legge all’amministrazione di tale ente.
In un’intesa sottoscritta il 20 febbraio 2018 l’Autorità Portuale si era infatti dichiarata disponibile anche ad assecondare l’obiettivo perseguito dal Comune di affidare la struttura ad una determinata Cooperativa di produttori ittici ma, ovviamente, nel rispetto di quanto previsto dal Codice della Navigazione, che, in presenza di più richieste, impone una procedura di evidenza pubblica per la scelta del soggetto cui affidare la concessione demaniale.
Visto che un’altra richiesta non si è fatta attendere da parte di un soggetto concorrente (il Consorzio SEMI), l’Autorità Portuale, già a marzo 2018, avviava una procedura comparativa tra le due offerte, che si chiudeva (si fa per dire) a dicembre dello stesso anno con l’aggiudicazione provvisoria della gara proprio a quest’ultimo Consorzio.
Da allora, più nulla!
Nel frattempo il Mercato ittico continua ad essere chiuso e, al di là delle lamentele e delle chiacchiere al vento sull’importanza di quella struttura per i pescatori e per l’intera economia cittadina, nessuno pare che se ne stia occupando concretamente.
L’AdSP avrà sicuramente dei buoni motivi per non procedere all’aggiudicazione definitiva, ma, ci chiediamo: cosa aspetta a decidere?
Anche in questo caso, come per la cessione gratuita delle azioni della società Oasi Lago Salso (si potrebbe parlare di un’eterogenesi dei fini), il Comune, ammettendo i propri limiti, ha rinunciato ad un proprio bene sperando che altri potessero fare meglio. Per ora così non è stato.
In realtà, in questo caso si è rinunciato definitivamente all’idea stessa che il Comune possa più avere un ruolo nella gestione e, ancor prima, nel decidere della stessa esistenza di un mercato ittico a Manfredonia.
Tant’è che la procedura posta in essere dall’AdSP non è formalmente volta a selezionare il gestore del Mercato ittico (inteso anche come attività) ma solo, come prevede l’art.37 del Codice della Navigazione per qualsiasi bene demaniale, all’affidamento della struttura e dell’area di pertinenza al soggetto che “offra garanzie di proficua utilizzazione della concessione e si proponga di avvalersi di questa per un uso che, a giudizio dell’amministrazione, risponda ad un più rilevante interesse pubblico”.
Che fare?
Nel frattempo i pescatori (e relative cooperative e loro associazioni), sui quali ricade buona parte della responsabilità per aver reso diseconomica la gestione del Mercato quando era in attività, pare si siano resi conto di quanto possa essere importante la presenza di un mercato ittico che valorizzi il loro lavoro e non lo lasci alla mercé dei commercianti all’ingrosso.
E, a leggere la Relazione della Commissione Antimafia, ci si è resi anche conto dell’interesse, del grado di penetrazione e dell’influenza che sul settore ittico potrebbero in vario modo esercitare esponenti delle organizzazioni criminali che operano nel territorio.
Ce n’è quindi abbastanza perché le Istituzioni, ad ogni livello, comprendano l’importanza che può assumere il Mercato ittico per un sano sviluppo dell’economia locale e quindi degli sforzi straordinari da porre in campo per aiutare il Comune a riprendere un ruolo autorevole e forte nel governo di questo settore.
Non basta sciogliere un Comune per rischi di infiltrazioni mafiose. Mi verrebbe da dire che … è sin troppo facile. Se lo si vuole rimettere sui giusti binari lo Stato deve fare sino in fondo la propria parte per assicurare all’Ente locale, nella prospettiva di un suo concreto riscatto, le condizioni per farcela, anche in termini di risorse e di personale qualificato a supporto. E ciò specie quando, come nel caso di Manfredonia, si tratta di un ente sull’orlo del dissesto economico-finanziario e con un numero di dipendenti che, anche per effetto dei prepensionamenti incentivati da “quota 100”, si è ridotto a molto meno della metà del fabbisogno di personale necessario per un comune come il nostro (considerando la popolazione residente, la vastità e la complessità del territorio).
Ed invece il rischio è che, al termine del periodo di Commissariamento, per chiunque vada al governo della Città, i problemi da affrontare saranno ancora più gravi e di più difficile soluzione.
È quindi indispensabile un’assunzione di responsabilità e una capacità di riscatto anche da parte dell’intera comunità cittadina, in tutte le sue articolazioni.
Ma il riscatto dovrebbe iniziare ora. Ed il Mercato ittico, per più ragioni, potrebbe costituirne un simbolo.
Gaetano Prencipe
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