orrei ritornare sul tema SEASIF per sviluppare un argomento cui ho fatto cenno nel mio intervento in Consiglio Comunale del 7 marzo scorso. Ovvero, sulla necessità per la politica e, quindi, per le istituzioni che rappresentano le comunità coinvolte (comunali e provinciali, all’interno di quella regionale) 𝐝𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐙𝐄𝐒 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥’𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐞𝐫 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐫𝐢𝐳𝐳𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞𝐠𝐢𝐜𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐫𝐞𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐦𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐞𝐱 𝐩𝐞𝐭𝐫𝐨𝐥𝐜𝐡𝐢𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐞𝐝 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐫𝐚𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐞, a partire dal porto industriale.

Ho infatti evidenziato che 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 dello sviluppo di questo territorio, da cui si può partire, 𝐞̀ 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥𝐢𝐧𝐞𝐚𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐏𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞𝐠𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐙𝐄𝐒 elaborato dalla Regione Puglia nel 2018, che inserisce le nostre aree nel più vasto polo di sviluppo di Foggia, costituito da tutte quelle aree produttive e logistiche già esistenti, che vedono nel porto industriale (attorno al quale la nostra come tutte le ZES sono concepite) un possibile volano dello sviluppo.

In particolare, in quel Piano si prevede la possibilità e la convenienza di avviare nelle aree dismesse dall’ex petrolchimico 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐢𝐧𝐝𝐮𝐬𝐭𝐫𝐢𝐚𝐥𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐚𝐠𝐫𝐢𝐜𝐨𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐥’𝐢𝐧𝐝𝐮𝐬𝐭𝐫𝐢𝐚 𝐚𝐠𝐫𝐨𝐚𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 e si individuano anche i singoli comparti su cui incentrare nuovi investimenti (attrezzature legate alla zootecnia e a lavorazioni lattiero casearie; macchine agricole; macchine per l’industria olearia ed enologica; macchine e impianti per la produzione del freddo, per i processi di frigoconservazione e surgelazione; logistica per la movimentazione di merci e prodotti; etc. …).

Sempre nell’ottica di un possibile processo di specializzazione territoriale, si arriva ad auspicare anche la ripresa delle attività già svolte dalla INSIDE, del Gruppo Bolici, che si occupava di allestimento di grandi navi da crociera e della 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐢𝐦𝐛𝐚𝐫𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐚 𝐝𝐢𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨 (società dalle cui spoglia sono in realtà già nate diverse altre aziende su iniziativa di ex dipendenti, alcune delle quali insediate nell’area industriale ex DI46).

Quindi, 𝐥’𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐙𝐄𝐒, oggi vista, a giusta ragione (per come la si sta affrontando), come un’ulteriore temibile minaccia per la salute e l’ambiente, oltre che per le vocazioni produttive del territorio, 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐚𝐟𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐭𝐞𝐬𝐬𝐮𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢 (come quello della logistica legata agli impianti di energia rinnovabile) 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐚 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢.

Questo significa che 𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐢 𝐯𝐚𝐧𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐙𝐄𝐒, ai quali i due Comuni possono aggiungerne altri, come la rinuncia alle tasse comunali, 𝐚𝐧𝐝𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞𝐠𝐢𝐜𝐢 𝐚𝐧𝐳𝐢𝐜𝐡𝐞́ 𝐫𝐞𝐠𝐚𝐥𝐚𝐫𝐥𝐢 𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐝𝐢𝐚𝐫𝐯𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐝 𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚𝐧𝐞𝐢, 𝐬𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐭𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢, che possono essere localizzate meglio altrove, e magari in altre aree ZES ad esse più congeniali.

𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐈𝐥 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞, che resta lo scopo principale di qualsiasi intervento di sviluppo, 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐞́ 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐥’𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐫𝐢𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐯𝐚𝐥𝐮𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. Come non può porsi la scelta tra un insediamento e l’altro solo su un piano di compatibilità, correndo anche il serio rischio dell’accaparramento delle aree e delle infrastrutture a discapito dei settori strategici. Né va comunque mai dimenticato che 𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐞 𝐥’𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐛𝐞𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚𝐫𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐞𝐥𝐚𝐭𝐢 𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐨𝐬𝐬𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐂𝐨𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨.

𝐄’ 𝐬𝐮 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢 𝐝𝐨𝐯𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐬𝐢 per poter poi far fronte comune, è il caso di dire, nel confronto con gli altri decisori politico-istituzionali , come la Regione Puglia, il Consorzio ASI e l’Autorità di Sistema Portuale.

𝐏𝐞𝐫 𝐟𝐚𝐫𝐥𝐨, l’ho ripetuto più volte, 𝐜’𝐞̀ 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐠𝐞𝐧𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐭𝐚, 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐥’𝐀𝐏𝐏𝐄𝐀, previsto dalla Regione Puglia nel PPTR proprio per questa area dismessa, al quale i due Comuni hanno già pensato e fatto espressamente riferimento nel 2019 sottoscrivendo un apposito Protocollo. 𝐌𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐥’𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨, 𝐨𝐯𝐯𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞. 𝐋’𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐞̀ 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐚 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐚𝐮𝐬𝐢𝐥𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐅𝐨𝐠𝐠𝐢𝐚 𝐞/𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐏𝐨𝐥𝐢𝐭𝐞𝐜𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐁𝐚𝐫𝐢, ai quali si potrà chiedere il supporto di competenze e professionalità necessarie per la fase di ideazione, ricerca e progettazione, per poi avviare senza indugio un tavolo di confronto con le altre istituzioni coinvolte e con i rappresentanti delle forze produttive e sindacali, aperto anche al contributo delle forze politiche e associative del territorio.

Nelle scorse settimane, con le sedute monotematiche dei due consigli comunali, pur con diversi toni e sensibilità, 𝐢𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 e delle stesse forze politiche locali.

Ora si tratta di essere consequenziali e di 𝐝𝐢𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐥𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐟𝐢𝐝𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐢 𝐩𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢.