Analizzare i risultati ottenuti a Manfredonia dai vari partiti alle ultime elezioni Europee comporta necessariamente un confronto non solo con il dato di cinque anni fa ma anche con quello delle politiche del 2018. E questo sia per la vicinanza fra le due tornate elettorali, che per l’impostazione da elezioni nazionali scelta dai vari leaders italiani nell’affrontare la corsa per il parlamento di Bruxelles.
Per questo motivo abbiamo deciso, nella seconda parte di questa riflessione, di compiere un raffronto fra il voto del 26 maggio e quello del 4 marzo in cinque sezioni significative della nostra città.
Partendo dal confronto tra i dati delle elezioni europee, a fronte di una minore partecipazione alle urne, mai verificatasi prima d’ora per un appuntamento elettorale (17.898, votanti pari al 38,89% degli aventi diritto al voto, rispetto ai 19.701= 42,60% del 2014), sonora risulta essere la sconfitta del PD (da 9.546 = 50,25% a 2.433 = 13,96%), così come il ridimensionamento di Forza Italia (da 2.991 = 15,75% a 1.737 = 9,97%) e il quasi azzeramento della sinistra radicale (L’Altra Europa con Tsipras nel 2014 ottenne 606 voti = 3,19%; La Sinistra ha ottenuto 171 voti = 0,98%).
Impressionante la crescita della Lega (ad onor di cronaca nel 2014 presente nella denominazione di Lega Nord), in grado di passare da 96 voti (pari allo 0,51%) a 4.700 (pari al 26,97%); ottimo il risultato di Fratelli d’Italia, capace di quintuplicare i propri voti (da 190 = 1,00% a 926 = 5,31%), e dei Verdi (da 42 voti = 0,2 % a 623 = 3,57%).
Il M5S risulta essere primo partito per numero di voti, aumentando di quasi undici punti percentuali (da 4.497 = 23,67% a 5.996 = 34,40%).
Questi dati sono in linea con l’andamento provinciale, regionale e dell’intera circoscrizione dell’Italia Meridionale, seppur con alcune differenze.
La forbice tra pentastellati e leghisti, attualmente dell’8%, è maggiore che in Capitanata (28,83% vs. 28,53%), in Puglia (26% vs. 25%), e nella circoscrizione dell’Italia Meridionale (29,3% vs. 23,1%).
Il risultato ottenuto dal PD in città (13,96%) risulta inferiore a quello provinciale (14,42%), regionale (16,6%), dell’Italia Meridionale (18,2%). Con inevitabili conseguenze anche in termini di preferenze per i singoli candidati: ad esempio Elena Gentile passa dai 3.028 voti del 2014 ai 428 attuali; Cozzolino da 2.875 a 67; Picierno da 1.271 a 152. E’ evidente che, a differenza delle scorse europee, la gran parte dei votanti, oltre che in numero drasticamente ridotto, non ha espresso alcuna netta preferenza (Roberti, il più votato, ne ha ottenute 470) Espressione, questa, del profondo malessere che attraversa il suo gruppo dirigente.
Analizziamo adesso più nel dettaglio il voto cittadino, a partire dalla lettura dei dati di cinque zone significative della nostra città: Nuovi Comparti; Centro città; Monticchio; Primo piano di zona; Frazione Mezzanone, già oggetto di una nostra precedente riflessione dopo il voto dello scorso 4 marzo 2018.
Nei Nuovi Comparti (Sez. 45- Coppanavigata e Sez. 19: Scuola Materna Rione Occidentale), su un totale di 740 voti: il M5S ne ottiene 282 (= 38,10%); la Lega 168 (= 22,7%); il PD 92 (=12,4%)
Nel Centro città (Sez. 7- Ist. Croce : Corso Manfredi; Corso Roma; Via Maddalena; Via Tribuna; Via Stella e Sez. 13- Ist. De Sanctis), su un totale di 565 voti: il M5S ne ottiene 154 (= 27,25%); il PD 123 (=21,8%); la Lega 104 (=18,4%)
A Monticchio (Sez. 17 e Sez. 18- Ist. De Sanctis: Via C. Battisti; Via Gargano; Via Pulsano; Via Galilei; Via Matteotti), su 525 voti: il M5S ne ottiene 202 (= 38,5%); la Lega 152 (=29%); il PD 48 (= 9,1%)
Nel Primo piano di zona (Sez. 43- Scuola Materna Rione Occidentale e Sez. 46- Coppanavigata, comprendente Via Tratturo del Carmine; Piazzale Bernini ; Viale Caravaggio), su 658 voti: il M5S ne ottiene 233 (=35,4%); la Lega 178 (=27%); il PD 98 (= 14,9%)
Nella Frazione di Mezzanone (sez.41), su 211 voti: la Lega ne ottiene 105 (=49,9%); il M5S 60 (=28,4%); il PD 19 (=9%)
A fronte di una ben diversa partecipazione ( alle politiche del 2018 votarono 31.576 persone, pari al 69,3%), dal confronto con il voto del 4 marzo, emerge che il M5S è ancora il primo partito cittadino (con una percentuale tuttavia minore rispetto al 49% di Camera e Senato); si assiste all’enorme avanzata della Lega, in linea con l’andamento nazionale (capace di passare dal 6,3% della Camera e dal 7% del Senato ad oltre un quarto dei voti totali); mentre il voto piddino resta fermo ai minimi termini (sempre gravitante attorno al 14%) [1].
Nell’analisi delle singole sezioni, sempre in linea con il risultato delle politiche nazionali dello scorso anno, il voto per i pentastellati e per la Lega (che sostituisce Forza Italia nella leadership del centrodestra cittadino) raggiunge i risultati più significativi nelle aree urbanistiche di più recente formazione e nelle periferie; mentre il Partito Democratico, qui in difficoltà, è in grado di scalzare il Carroccio al secondo posto (sempre nel campione da noi considerato), nel Centro città, con una percentuale superiore al 20%. E’ però importante considerare come nella Frazione Mezzanone il partito guidato da Salvini riesca ad imporsi persino sui 5 stelle, conquistando la metà dei voti espressi.
In campo Dem, per quanto drammatico, il risultato cittadino è “in sintonia”, come già detto, con quello dell’intera provincia di Foggia, dove il Partito, tra i centri di media grandezza, riesce ad imporsi come prima forza politica solo a Monte Sant’Angelo (anche se, ad onor di cronaca, qui la vittoria sui cinquestelle è stata di un solo punto).
Fa specie osservare come a Manfredonia, una città fino a non molto tempo fa considerata una vera e propria roccaforte del centrosinistra, a distanza di un anno dalle politiche del 4 marzo, i democratici non siano stati in grado di superare il muro del 15%.
Sicuramente sull’esito del voto ha inciso fortemente l’ “impostazione nazionale” data dai vari leaders alla campagna per le europee, di cui si è detto all’inizio di questa nostra analisi. Non secondario è però stato l’apporto del clima di sfiducia dovuto alla crisi politico-amministrativa durata per più di due anni e che ha raggiunto il suo apice con le dimissioni del Sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale (con l’arrivo del Commissario prefettizio, chiamato a far fronte alla grave situazione finanziaria del Comune ed ai tanti problemi lasciati in sospeso; della Commissione d’accesso e dell’attesa dell’esito della sua attività di indagine).
Al netto di tutte le incognite del caso (a partire dall’incertezza sul tempo che ci separa dalla data delle prossime elezioni amministrative e dal peso che vi avranno le varie liste e movimenti civici), il Pd locale deve avviare una fase di profonda ricostruzione, se vuole svolgere un ruolo da protagonista.
A meno che non si voglia mettere insieme un classico cartello elettorale, capace di contenere tutto e il contrario di tutto pur di raggiungere il massimo dei voti, vedendo di conseguenza diluita se non annullata la sua capacità progettuale e di orientamento in una possibile coalizione di centro-sinistra.
Domenico Antonio Capone
[1] Camera = 14,2%; Senato = 13,9%
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