I rischi di infiltrazioni mafiose al Comune, la crisi amministrativa, le difficoltà del PD, l’esigenza di una nuova classe dirigente e di un progetto per la città, la deriva populista … Tanti i temi trattati nell’intervista rilasciata da Gaetano Prencipe a “Statoquotidiano”.
Siamo vicini alla pubblicazione della relazione sulle indagini svolte dalla commissione antimafia. Crede si andrà verso lo scioglimento?
Non ho ragioni per ritenere che si vada verso lo scioglimento per condizionamenti mafiosi. E comunque mi auguro che così non sia. Tuttavia, ritengo che la criminalità organizzata a Manfredonia sia presente, come purtroppo è presente ed opera sul Gargano e su tutto il territorio provinciale, e credo che l’indagine della commissione di accesso antimafia potrà aiutarci a fare meglio i conti con questa realtà, avendo lo scopo di verificare se vi siano stati collegamenti diretti o indiretti con singoli amministratori o funzionari, e se questi si siano tradotti in forme di condizionamento sul loro operato. Sarà quindi uno strumento che potrà aiutarci a riflettere e a prendere coscienza su chi e cosa ci circonda e a prendere più nettamente le distanze da soggetti che vanno isolati ad ogni costo. Questo vale nei rapporti personali, nelle relazioni sociali (politiche, economiche, professionali e imprenditoriali) e soprattutto quando si opera nelle istituzioni, come il Comune, che va a tutti i costi messo a riparo da ogni tipo di condizionamento o di infiltrazione. Lo scopo della Commissione è di carattere preventivo e come tale andranno valutate le sue conclusioni.
Come se lo immagina il futuro assetto politico di Manfredonia?
È difficile fare una previsione. In ogni caso, credo che sia compito dei partiti e di tutte le forze politiche attivarsi per dare alla città nuovi amministratori, persone che vogliano e siano nelle condizioni per farla ripartire al meglio dopo un periodo di gestione commissariale che durerà almeno fino alla primavera del prossimo anno. Io mi auguro che il centrosinistra si ripresenti al meglio delle sue possibilità. Nel passato il centrosinistra a Manfredonia è stato sinonimo di buona amministrazione. A partire dagli anni del mio mandato (eletto nel novembre 1995 e rimasto in carica fino ai primi di aprile del 2000, perché il mandato durava quattro anni ndr) Manfredonia ha avuto un indiscutibile risveglio ed è sicuramente cambiata in meglio. Questo i cittadini lo sanno e lo hanno riconosciuto in tante occasioni, e non solo elettorali. Per cui mi dispiace che per la gravità della situazione attuale in tanti oggi siano portati a negarlo e a fare di tutt’erba un fascio.
Come può il PD risollevarsi?
Il PD deve, prima di tutto, rinnovare la propria classe dirigente e per farlo deve pensare a nuovi metodi di aggregazione: oggi a Manfredonia non è sicuramente nelle condizioni per invogliare i cittadini alla partecipazione e all’adesione. Deve ammettere pubblicamente gli errori fatti, a partire da quelli che hanno portato al grave dissesto finanziario, per poter sperare di riconquistare la fiducia dei cittadini. Inoltre, la mancanza di una maggioranza stabile nell’ultima esperienza amministrativa nonostante una vittoria netta alle elezioni comunali, deve insegnare qualcosa al PD come agli altri partiti: non ci si può inventare liste elettorali all’ultimo minuto, mettendo insieme le persone più disparate, solamente per vincere le elezioni. Bisogna lavorare in questo periodo per creare aggregazioni omogenee e poter poi contare su coalizioni più stabili. Negli scorsi anni, a Manfredonia come altrove, i sindaci hanno utilizzato le liste civiche a proprio sostegno e a discapito dei partiti di appartenenza, con la conseguenza che la sorte delle amministrazioni è risultata condizionata dai voti ballerini di singoli consiglieri legittimati ad avanzare ogni tipo di richiesta.
La sua fede politica è mai vacillata di fronte gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto il centro sinistra?
Io sono stato tra i fondatori del PD, tra quelli che l’hanno sognato ancor prima di averlo voluto. Sono stato anche componente della commissione presieduta da Sergio Mattarella che ha elaborato il Codice etico del nuovo partito. Bisogna ammettere, però, che per molti versi il progetto si è perso per strada. Non ha dato i frutti sperati. Fatto è che oggi al PD manca un vero progetto per il Paese. Mancano idee-guida, su cui poter convogliare tutta la sua forza. I 5 Stelle e la Lega di Salvini hanno avuto la capacità di individuare e di portare avanti delle proposte di cambiamento chiare e identitarie, delle idee- bandiera: purtroppo il PD ha perso una sua visione ed è su questo che bisogna lavorare, per evitare al Paese di precipitare nel baratro in cui lo stanno portando.
A Manfredonia il mio momento di crisi nel PD ha avuto il suo apice nel 2014 con la decisione di ricandidare Angelo Riccardi a Sindaco della città. Sono note le ragioni per cui ero contrario e ritenevo che un partito fedele ai suoi principi e alla sua storia avrebbe dovuto chiedergli di stare fermo almeno un giro per le vicende che gli erano accadute e che ritenevo dovesse prima risolvere, augurandogli di uscirne a testa alta. Sia il PD che l’intera coalizione lo hanno invece sostenuto, senza tentennamenti. Pur di evitare la sua ricandidatura mi sono anche contrapposto a lui alle primarie ma ho perso, sebbene con un risultato di tutto rispetto (e dopo una campagna elettorale di soli due mesi nella quale, tra altri rilievi critici sull’operato dell’amministrazione, dicemmo e scrivemmo cose sulla situazione finanziaria del comune che in tanti oggi dovrebbero andarsi a rileggere, risparmiandoci lacrime da coccodrillo). Tuttavia, non mi sono mai staccato dal partito. Ero e sono sempre rimasto in minoranza. Oggi però sono anch’io convinto che il PD non basti più. Il centrosinistra ha bisogno di idee e di energie nuove e soprattutto di una forza politica riformatrice che gli consenta di tornare al governo del Paese. E credo che questo valga anche per Manfredonia.
Lei si chiama fuori da una ricandidatura a primo cittadino?
Mi chiamo sicuramente fuori da una candidatura a sindaco, ma non dall’impegno politico. Non sono abituato a stare nell’ombra, mi piace impegnarmi in prima persona e vorrei aiutare la città a trovare volti nuovi, a formare una nuova classe dirigente in grado di risollevarla dalla situazione per molti versi drammatica in cui oggi si trova. Compito difficile ma non impossibile. Bisogna invogliare le persone ad avvicinarsi alla politica, a conoscere e approfondire i problemi, a studiarne le soluzioni, ad acquisire strumenti di conoscenza della macchina amministrativa comunale e delle sue potenzialità. Magari proponendo incontri di formazione, di approfondimento e di confronto, ma a stretto contatto con chi vive quotidianamente le difficoltà del momento. Credo di poter dare un contributo in questa direzione e , fortunatamente, non sono il solo a perseguire questi propositi.
Alla luce delle ultime amministrative e dei cambiamenti delle preferenze del popolo italiano, crede che l’attuale scenario politico italiano potrebbe riproporsi alle prossime comunali?
Lo scenario locale non sempre coincide con quello nazionale. Nelle elezioni comunali, più che dal clima politico nazionale, le scelte degli elettori sono orientate dalla figura del candidato sindaco, delle forze politiche che a livello locale lo sostengono e dall’apporto dei singoli candidati al consiglio comunale. Al di là di ciò, mi auguro per Manfredonia che il centrosinistra sia capace di un nuovo inizio, che ritrovi quella capacità di visione e di elaborazione progettuale che hanno contraddistinto il suo passato migliore. In altri termini, che si presenti non solo con volti nuovi ma anche con un rinnovato progetto per la città. Anche perché, francamente, mi pare che a destra come nei 5 Stelle i problemi non manchino e, soprattutto, che rischino di attardarsi ancora per mesi a fare le pulci all’amministrazione Riccardi senza riuscire a prospettare una vera alternativa di governo locale, nelle proposte e nei metodi.
Teme l’ascesa sempre più rapida della Lega?
Se si votasse in questi giorni, sicuramente il partito di Salvini potrebbe avere risultati per me preoccupanti. Preferisco però occuparmi di più della sinistra e della sua capacità di risposta a questa deriva. Credo sia tempo di nuove forme di impegno politico, direi quasi di militanza, da parte di tutti quelli che hanno a cuore la nostra democrazia e la nostra presenza in Europa.
E come crede che il PD riuscirà ad affrontare l’identità leghista, così forte nei suoi elettori?
È difficile confrontarsi con chi parla per slogan, per frasi fatte e ripetute fino allo sfinimento. Le stesse che si leggono ogni giorno sui social, ma che è facile ormai sentir ripetere nelle trasmissioni televisive e persino nei telegiornali. I regimi autoritari di ogni colore hanno sempre contato sulla propaganda per crescere e rafforzarsi, strumentalizzando qualsiasi evento offerto dalla cronaca quotidiana. Salvini mi sembra ossessionato dalla propaganda, dalla necessità di far sentire la sua voce e far vedere il suo volto (e non solo) in presa diretta di continuo durante le 24 ore, con lo scopo di trasformare il leader politico in un capo carismatico e gli italiani in tanti fanatici pronti a sostenerlo sempre e comunque. La storia ci insegna che ci si sveglia sempre troppo tardi da questi incantesimi. Il caso di Carola, gli insulti che le sono stati rivolti a Lampedusa e sui social, ne sono un chiaro esempio. In loro vedo l’aggressività e l’atteggiamento tipico di chi si sente vincente. Quello che però mi preoccupa di più sono le parole e l’atteggiamento di disprezzo di Salvini nei confronti del GIP che ha rigettato le misure cautelari chieste dal PM. Un comportamento indegno per un ministro di un paese democratico. Questo però deve motivare e moltiplicare il nostro impegno. L’atteggiamento comune di quelli del PD, come di chi non è leghista, è di rinunciare al dialogo, soprattutto per l’asprezza dei toni usati. Invece dobbiamo portarli a ragionare usando argomenti e dati obiettivi. Altrimenti, se taciamo, daremmo l’impressione a chi parla di avere ragione.
Intervista rilasciata a Stato Quotidiano, a cura di Carmen Palma
Manfredonia, 04 luglio 2019
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