di Gaetano Prencipe
Continua l’indifferenza generale con la quale si assiste alle vicende che riguardano l’Oasi Lago Salso, che si riflette anche sull’atteggiamento inerte della Comune sull’argomento.
Parliamo di un vasto territorio appartenente al demanio civico (di cui il Comune non è il proprietario ma l’ente esponenziale dei diritti della comunità cittadina), la cui gestione negli scorsi decenni ha vissuto alterne vicende, l’ultima delle quali sembrava dover essere l’affidamento alla società mista per azioni, a prevalente partecipazione pubblica, Oasi Lago Salso s.p.a., costituita nel 2002 dallo stesso Comune di Manfredonia (all’86%) con il Parco Nazionale del Gargano (PNG), inizialmente al 10% e con una quota del 4% attribuita a privati qualificati (passata da diversi anni al Centro Studi Naturalistici – CSN Onlus).
La società è nata con i migliori auspici, ossia per ottimizzare la gestione dell’attività agricola e per una migliore valorizzazione, anche a fini turistici, dello straordinario compendio di pregio naturalistico di rilevanza internazionale.
Nel 2015, però, a fine mandato dalla prima Amministrazione Riccardi, il Comune decise di disfarsi delle azioni della società e di cederle gratuitamente al PNG.
Ebbi modo di esprimere pubblicamente le mie riserve sulla decisione assunta dal Consiglio Comunale. Non tanto per la gratuità della cessione (pur di dubbia legittimità) quanto sul fatto che in questo modo quell’immenso patrimonio della comunità veniva così affidato ad una società (sebbene a maggioranza pubblica e con un socio di maggioranza, il PNG, che avrebbe dovuto occuparsene in tutto e per tutto) senza che il Comune potesse più intervenire sulla sua gestione.
La decisione era a mio avviso politicamente sbagliata ma aveva una sua logica: il Comune non aveva né soldi né competenze all’interno né tempo, forse, per occuparsene, per cui affidava di fatto il compendio immobiliare al PNG, che di questo istituzionalmente si occupa (o dovrebbe occuparsene, questo è il punto) in via principale.
Per altro, nell’accordo per la cessione delle azioni e nel successivo contratto di concessione dei terreni e del compendio aziendale agricolo di durata trentennale (al canone annuo di € 3.500,00), il Comune si preoccupò di inserire l’obbligo per il PNG di investire entro un anno dalla firma almeno 500.000,00 euro in progetti da realizzare sull’area. In altri termini, la cessione (pur gratuita) delle azioni obbligava il PNG a investire somme rilevanti per il miglioramento dell’area (sede, per altro, di un Centro Visita del Parco) e comunque a perseguire le finalità pubblicistiche di conservazione e tutela ambientali e a valorizzarne la fruizione a fini turistici.
Non so – si fa per dire – se il PNG, una volta divenuto socio al 96%, abbia tenuto fede almeno all’impegno di carattere finanziario né in che modo abbia perseguito le finalità per le quali il Comune era pervenuto alla decisione di cedergli le azioni e rinnovare per 30 anni la concessione dei terreni alla Società “Oasi Lago Salso” (in realtà, la firma della concessione è coincisa con l’inizio di un atteggiamento di totale disinteresse del PNG verso l’Oasi, con strutture ridotte ad un progressivo degrado e la chiusura dell’accesso al pubblico, durato proprio dal 2015 al dicembre 2017, quando alla presidenza della società si è insediato Antonio Canu, persona di grande esperienza nella gestione di riserve naturali).
Se ne potrebbe parlare ( e a lungo), ma oggi non è questo che deve attrarre l’attenzione delle forze politiche, della cittadinanza attiva e del Comune.
Il problema è che nel dicembre scorso, con una decisione inaspettata, all’indomani dell’insediamento del suo nuovo Presidente, il PNG ha deciso, autonomamente, di mettere in liquidazione la società Oasi Lago Salso S.p.A. e di mandare da un giorno all’altro a casa il CdA (che, per altro, se ne occupava gratuitamente, come lo hanno fatto gli altri CdA) per affidare tutta la gestione esclusivamente ad un professionista foggiano di propria fiducia: il liquidatore, appunto.
Al di là del contenzioso giudiziario che ne è nato (promosso dal socio di minoranza CSN, che ritiene tale decisione per più versi illegittima), c’è da chiedersi: che ne è nel frattempo e che ne sarà del patrimonio comunale?
All’indomani della decisione, ho provato senza riuscirci a capire se il Comune avesse conosciuto in anticipo e condiviso la decisione del PNG e se vi fosse consapevolezza delle conseguenze per il compendio comunale e per la sua delicata gestione, affidata ad uno che ha il solo compito di liquidare la società (ossia cedere le attività e sanare le passività). A meno che mi sia sfuggita qualcosa, non mi pare che siano stati posti in essere atti da parte del Comune o intese formali con il PNG.
Nel frattempo, la vicenda si è complicata. Da notizie apparse sulla stampa locale, nei giorni scorsi il Collegio Sindacale della società in liquidazione ha approvato una durissima Relazione con la quale si mette in seria discussione la legittimità degli atti posti in essere dal PNG per la messa in liquidazione della società e l’operato stesso del liquidatore e si convoca una riunione dei soci per discutere con urgenza l’argomento e avviare un’azione di responsabilità nei confronti dello stesso liquidatore, di cui si propone la revoca.
Il Comune di Manfredonia, per quanto non sia più socio, che intende fare? Vuole continuare ad assistere passivamente come se il problema non riguardasse il proprio patrimonio? Può lasciare la gestione dell’intero compendio comunale nelle mani di un liquidatore, disinteressandosi di come venga gestito? E se la liquidazione, come normalmente accade, durasse anni? E se il CSN avesse ragione e riuscisse anche ad acquistare le quote del PNG (per le quali aveva fatto una formale offerta d’acquisto)? Ci ritroveremmo ad avere a che fare con una società a totale partecipazione privata, affidataria della gestione di un compendio appartenente al demanio civico comunale, con ulteriori complicazioni giuridiche di non poco conto.
Ci sarebbero, e non da oggi, tutti i termini per un recesso dall’accordo con il PNG, del resto previsto espressamente all’art.6, con diritto per il Comune a riavere indietro gratuitamente le azioni della società o comunque per risolvere il contratto di concessione del terreno, vista la messa in liquidazione della società e il venir meno delle finalità istituzionali (garantite dal socio di maggioranza PNG) per le quali il compendio immobiliare è stato affidato.
Sono però convinto che un’intesa tra il PNG e Comune ci sia o ci debba essere sulla futura gestione dell’Oasi naturalistica e del relativo compendio. Intesa che però, a distanza di sei mesi da quella improvvisa decisione, non è dato conoscere, mentre, nel frattempo, tutto è lasciato nelle mani di un liquidatore, che, per altro, a sentire il Collegio Sindacale, andrebbe urgentemente sostituito (per motivi che non è dato conoscere ma che il Comune farebbe bene ad indagare).
In ogni caso, credo che il Comune debba entrare in partita e far sentire la propria autorevole voce. Possibilmente prima della prossima riunione dei soci. A meno che non voglia parteciparvi come convitato di pietra.
Gaetano Prencipe
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