di Vito Saracino
La scorsa settimana, a Manfredonia si è tenuta la prima edizione del “Premio di Eccellenza Gabriele Johanna Selder”, in ricordo della professoressa Selder che per trent’anni si è dedicata alla diffusione della lingua e cultura tedesca in provincia di Foggia e in particolare della scoperta di questa lingua per nuove generazioni.
Proprio il coinvolgere le nuove generazioni in maniera attiva è lo scopo di questo premio che ha dato l’opportunità a tutti i partecipanti, provenienti dall’intera capitanata, di ottenere gratuitamente la preparazione alla certificazione di lingua tedesca mentre i vincitori, oltre alla suddetta certificazione linguistica, hanno ricevuto un cospicuo premio in denaro che potrà essere utilizzato dagli studenti come meglio riterranno, affidandosi al buon senso della giovinezza.
In questa occasione, sono state numerose le personalità chiamate a ricordare la propria esperienza e del loro rapporto con la professoressa bavarese e fra queste ha colpito molto la testimonianza di un vivace novantenne, il professor Antonio Lovecchio che è riuscito a dare vita ad una lunga fila di ricordi e di esperienze che ripercorrono un cinquantennio di legami fra la Capitanata e la Germania, rapporti poco approfonditi ma molto interessanti anche nell’ottica presente.
Al termine della cerimonia il professor Lovecchio ha raccontato con enfasi la genesi e l’evoluzione di questo fil rouge fra aree così lontane ma così vicine, parafrasando il titolo di un film del regista anche lui tedesco Wim Wenders.
Il foggiano Antonio Lovecchio, già nel 1964, insieme ad altri studenti affascinati alla cultura teutonica, dà vita all’Associazione Giovanile Italia-Germania, in un periodo ancora ostico per la diffusione del tedesco “visto il sentimento di odio e risentimento nei confronti dei tedeschi presente nell’opinione pubblica” nel periodo post bellico.
L’interesse di ragazzi foggiani per la lingua tedesca era nato durante il proprio percorso scolastico, visto che dal 1938 in poi l’insegnamento di tale lingua veniva caldeggiato dal regime fascista nelle scuole italiane. La passione prosegue, questi giovani rafforzano le proprie competenze linguistiche parlando tedesco con le truppe austriache e tedesche e presenti in Capitanata e dopo il conflitto bellico, l’esperimento dell’Associazione Giovanile Italia- Germania fa sì che questo intreccio culturale prosegua come racconta con enfasi lo stesso Lovecchio: “Ebbi la fortuna di avere come professore di tedesco il professor Rosemberg, uno studioso tedesco trasferitosi a Foggia e grazie a lui che mi sono appassionato a tale disciplina, rimanendo a lui molto legato”.
L’associazione si rafforza con il passare del tempo e diventa Associazione per l’Amicizia Italo Germanica, una realtà capace di rappresentare “un’occasione per diffondere la cultura tedesca che io amavo e offrire un servizio alla realtà locale, senza alcuna entrata economica, in piena gratuità”. Fra le varie iniziative organizzate vi è un seminario di approfondimento dedicato ad una figura che rappresenta il trait’d’union d’eccellenza fra la Germania e l’Italia, cioè Federico II. Proprio grazie alla buona riuscita di tale seminario che nasce il Centro Studi Federiciano il cui presidente onorario era il professor Karl Arnold Willemsen, uno dei più grandi studiosi della storia e dell’arte pugliese e professore ordinario dell’Università di Bonn.
Fu proprio Karl Willemsen a consigliare al comune di Foggia il gemellaggio con la cittadina di Göppingen, località assai vicina al castello di Hoenstaufen, roccaforte del feudo di Federico II.
Un gemellaggio siglato nel 1971 con l’impegno di stimolare ad ogni livello e in ogni campo specialmente quello giovanile e con la speranza di cominciare nell’interesse europeo cooperazione fra la Capitanata e la Svevia e il Baden-Wurttemberg e la Puglia.
Proprio con il comune di Göppingen furono istituite borse di studio e viaggi d’istruzione e soggiorno, rendendo vivo il gemellaggio fra le due città, due realtà che si stavano avvicinando anche grazie alla forte presenza dei Gastarbeiter immigrati italiani nell’area di Stoccarda. Con orgoglio rivendica i risultati del proprio operato l’ottuagenario professore: “Foggia ospitava la più grande associazione di cultura tedesca del Sud, nei nostri viaggi d’istruzione non erano presenti solo studenti ma anche lavoratori, studiosi e persino il colonnello dei Carabinieri in stanza a Foggia. Il simbolo della sinergia con la Germania era rappresentato dalla presenza fissa della delegazione tedesca presso la Fiera di Foggia, una delegazione spesso guidata dall’ambasciatore in persona”.
L’Associazione e il Centro Studi, grazie al forte interesse mostrato dall’ambasciata tedesca, organizzarono sul territorio numerosi corsi di tedesco, soprattutto a Foggia e a Siponto aperti a studenti, persino delle scuole elementari e da insegnanti sia locali che provenienti da tutta Italia. Proprio in uno di questi corsi che la professoressa Gabriele Johanna Selder ha conosciuto la nostra terra e non l’ha più lasciata.
“L’idea di quei corsi e di quel gemellaggio con Göppingen era quello di dare a Foggia e alla Capitanata un’idea di sviluppo e di cultura europeista e aperta al mondo, con l’apporto di un’ amministrazione provinciale competente e assai attenta alle tematiche culturali con un presidente come Francesco Kuntze ed un assessore bravissima come Maria Schinaia”
Una storia del passato che parla ad un presente che sappia guardare all’esterno senza dimenticare le proprie origini, un futuro glocale da costruire sapendosi aprire alle novità delle culture differenti senza dimenticare le proprie specificità, come quelle mostrate dalle studentesse vincitrici del premio.
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