Oggi in Polonia ci sono anche 14 ragazzi dell’ultimo anno del liceo scientifico e classico di Manfredonia per onorare questo giorno della memoria sui luoghi che, più di ogni altro simbolo e senza tante parole, testimoniano ciò che è stata la Shoah, l’Olocausto, lo sterminio sistematico di circa 15 milioni di persone, di cui 6 milioni di ebrei, deportati da ogni parte d’Europa.
Ci sono andati a spese loro, dopo aver partecipato a Bari a quattro incontri di preparazione, accompagnati da due docenti.
Sono arrivati a Cracovia per incontrarsi con tanti altri ragazzi europei e visitare insieme il Ghetto della città, in cui gli ebrei furono inizialmente reclusi, il Museo della Fabbrica di Schindler ed il campo di sterminio nazista di Auschwitz- Birkenau.
Proprio all’interno del campo di Birkenau si terrà oggi la commemorazione ufficiale di questa Giornata della Memoria istituita dall’ONU nel 2005 e da allora celebrata ogni anno proprio in coincidenza dello stesso giorno, il 27 gennaio del 1945, in cui le truppe dell’armata sovietica liberarono i superstiti di quel campo concentramento.
Per i ragazzi è sicuramente un’esperienza straordinaria, che farà di loro dei testimoni preziosi di un ancora recente passato in cui il delirio di potenza e l’odio razziale ha portato quegli stessi paesi da cui oggi provengono, a partire dalla Germania e dai suoi alleati, compresa l’Italia, a scatenare una guerra mondiale ed a compiere crimini di inaudita crudeltà.
Ancora oggi non riusciamo a comprendere come si sia anche solo potuto concepire e poi realizzare nel cuore dell’Europa un progetto di genocidio così lucido e sistematico ai danni di chi aveva la sola colpa di essere ebreo, oppure di essere rom o omosessuale o un dissidente politico.
Siamo tutti chiamati a chiederci, con loro che sono in Polonia, se il seme di quell’odio sia stato estirpato del tutto o se possa di nuovo riprendere vita anche nell’Europa che con tanta difficoltà oggi stiamo cercando di costruire.
E proveranno a farlo anche gli altri ragazzi e ragazze che oggi a Manfredonia nello stesso Liceo parleranno di Etty Hillesum, deportata con i genitori e morta Auschwitz nel 1943 a meno di trent’anni, di cui leggeranno alcuni brani tratti dagli scritti che ci ha lasciato, un diario e numerose lettere.
Un’opera straordinaria, pubblicata la prima volta solo nel 1981 e in Italia da Adelphi nel 1996, che vi consiglio di leggere, certo che si rivelerà, come lo è stato per me, un vero nutrimento dell’anima, “un balsamo capace di curare molte ferite”.
Nel far fronte all’enorme carico di sofferenza del periodo che stava vivendo, Etty Hillesum cerca di comprendere l’origine del male, la natura e la forza di quell’odio che stava avvelenando gli animi di intere popolazioni.
E lo fa non con una riflessione filosofica organica ma partendo da sé, da una riflessione personale, spesso aneddotica, capace però di assumere, pagina dopo pagina, una valenza ed un respiro universali.
Gaetano Prencipe
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