Nell’ottobre 2018 per iniziativa del portavoce del nascente Comitato, Andrea Pacilli, Presidente del Rotary club di Manfredonia e all’interno dell’Auditorium “Cristanziano Serricchio” veniva presentata la ‘Proposta pubblica per la candidatura delle Stele daunie a patrimonio universale dell’Unesco’.
E’ stato il primo passo di un percorso volto a far conoscere al mondo intero la straordinaria valenza storico-archeologica del patrimonio d’arte costituito dalle Stele Daunie, lastre di pietra decorate con vivaci raffigurazioni di vita quotidiana, di guerra, di caccia, di commerci, di riti religiosi, come dell’abbigliamento maschile e femminile, che rappresentano magnificamente la cultura, la civiltà e la società della Daunia antica, in particolare tra il VII e VI secolo a.C..
Tutti sanno che sono custodite nel Museo Archeologico di Manfredonia, ubicato nel Castello Svevo-Angioino, ma sono di fatto inaccessibili – da tanto, troppo tempo – per via di lavori in corso di cui non è dato conoscere la data di ultimazione. Quali sono i motivi? Mancanza di fondi o lentezze burocratiche?
Iniziati circa quattro anni fa, i lavori hanno interessato diverse parti del Castello ed hanno visto il completamento delle opere di recupero e di valorizzazione del fossato e dell’intero percorso sopra le mura, ma le sale in cui sono conservate le Stele non sono ancora accessibili, così come quelle in cui sono custoditi altri importanti reperti archeologici della Daunia antica. Tranne che in qualche sporadica occasione, come è successo il 16 dicembre 2018, durante l’inaugurazione della mostra d’arte contemporanea dell’artista Giuseppe Carta “ Epifania della Terra”, quando sono state aperte al pubblico due nuove sale espositive, oggi visitabili solo la domenica pomeriggio, a quanto pare, per scarsezza di personale. Per le altre sale pare che i lavori siano ancora in corso.
In realtà, l’ultimo bando per la realizzazione delle opere di completamento della ristrutturazione del Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia, emanato dal Segretariato regionale per la Puglia del Ministero dei beni e delle attività culturali, risale ad ottobre 2018, in sostituzione di un precedente bando emanato il 30 marzo e poi annullato “in sede di autotutela amministrativa” per “elementi incerti che darebbero luogo ad interpretazioni ambigue”. Gli atti di questa seconda gara sono stati approvati a maggio di quest’anno, e pare che serviranno almeno altri 12 mesi per completare le attività oggetto di questa procedura di affidamento dei lavori “di valorizzazione funzionale e adeguamento impiantistico del Museo Archeologico”.
Per altro, nessuna informazione aggiuntiva sulla fruibilità delle Stele Daunie viene rilasciata dal sito istituzionale http://musei.puglia.beniculturali.it/ oltre alle informazioni di servizio sui contatti e sugli eventi, tantomeno si evincono avvisi dalla pagina Fb di riferimento “Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia e Parco Archeologico di Siponto”.
Di certo non mancano iniziative istituzionali nella cornice del Castello, ma ci si interroga sul perché tanti anni di chiusura per “lavori in corso” delle sale espositive e, soprattutto, sul perché ad oggi non c’è nessuna data certa di fine lavori, né informazioni sul loro progressivo stato di avanzamento.
I possibili visitatori, interessati proprio alle Stele Daunie ed agli altri reperti , ben descritti dai siti web dedicati come importanti testimonianze delle antiche popolazioni daunie, se non opportunamente informati, potrebbero di conseguenza trovarsi davanti a spiacevoli sorprese, per nulla attenuate dalla gratuità dell’ingresso (motivato dalla mancanza di personale).
A tal riguardo, restano senza risposte anche le domande sul perché non si sia ancora riusciti a definire un accordo tra i vari soggetti coinvolti (Soprintendenza archeologica – Polo Museale della Puglia, Arcidiocesi e Comune di Manfredonia) per la gestione del Parco Archeologico Santa Maria di Siponto, la cui mancanza non ha consentito e tutt’ora non consente una gestione adeguata di quel sito, reso famoso in tutto il mondo dall’opera dell’artista Edoardo Tresoldi. Quali sono gli ostacoli? Chi si sottrae? Quanti anni occorre ancora aspettare?
Se è vero, come dicono i dati resi noti, che dal giorno della sua inaugurazione l’opera è stata visitata da circa 200.000 persone, è fin troppo evidente che l’applicazione di un biglietto di ingresso anche di un solo euro avrebbe consentito entrate significative e soprattutto l’impiego di nuovo personale qualificato, anche attraverso l’affidamento della gestione ad operatori privati, ovviando in tal modo anche alla necessità dell’ampliamento degli orari di apertura, segnalata da numerosissimi visitatori.
In un territorio afflitto dalla mancanza di opportunità di lavoro, e con la presenza di tanti giovani qualificati nel settore specifico, la situazione appare a dir poco inaccettabile.
Pasquina Marasco
Gaetano Prencipe
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