di Pasquina Marasco e Gaetano Prencipe

 

Slot machine, videolottery, gratta e vinci, lotterie, scommesse … un giro d’affari che in Italia è stato stimato in 95 miliardi di euro nel 2016. Sicuramente cresciute nel 2017. Cifre che dovrebbero impressionare e che invece turbano poco il sonno di chi dovrebbe pensarci più seriamente. Sono anzi una fonte provvidenziale di entrate per le casse senza fondo dello Stato. Così come avviene per l’alcol ed i tabacchi.

Si fa presto a dire: ognuno è libero di divertirsi e di spendere i propri soldi come vuole.

Intanto facciamo sempre meno attenzione all’aumento del numero di sale d’intrattenimento dedicate a questi “giochi per adulti”.  Nei tabacchini e nei bar, per i quali rappresentano una fonte di reddito sempre più importante, non facciamo più caso alla quantità di persone che vi stazionano stabilmente, dalle prime ore del mattino,  con gli occhi attaccati al video, per attendere  i numeri estratti in continuazione sulle ruote della fortuna. Né ci meraviglia più di tanto vedere anziane signore che si attardano  alla cassa per ritirare in gran quantità biglietti di “gratta e vinci”, variamente denominati, e poi disfarsene nel giro di qualche minuto, salvo presentarne ogni tanto qualcuno al cassiere senza batter ciglio.

Il fenomeno investe in pieno anche la nostra realtà cittadina.

Lo scorso dicembre il sito d’informazione Statoquotidiano.it ha riportato la cifra spesa nel 2016 a Manfredonia per  videolottery e macchinette per il gioco d’azzardo poste nei bar e nelle sale da gioco: 33,36 milioni di euro, 584 euro a testa (calcolando i soli maggiorenni)..

Di questi, 25 milioni vengono spesi nelle cosiddette  AWP (amusement with prize: divertimento con premio), che accettano solo monete, fisse anche in bar e tabaccherie, e 8,4 milioni nelle classiche VLT (video lottery), con le quali si possono giocare anche banconote.

Non meno differente è la situazione in altre città pugliesi:

  • Bari, a fronte di 324.198 abitanti e di un reddito pro capite di euro 20.289, 1498 sono le strutture elettroniche di gioco e 257 milioni di euro le giocate complessive del 2016: 794 euro a testa;
  • a Foggia sono 62,30 milioni gli euro complessivi giocati, 410 euro a testa, a fronte di una popolazione di 151.726 abitanti, con un reddito pro-capite pari a 17.384€ e 599 apparecchi;
  • a Monte Sant’Angelo, con una popolazione di 12.534 abitanti, un reddito pro-capite pari a 14.233 € e 29 apparecchi in città, sono “andati in gioco” complessivamente 3,18 milioni di euro: circa 253 euro a testa;
  • a Cerignola, a fronte di 58.517 abitanti e di un reddito pro capite di euro 11.436€, sono  le strutture elettroniche di gioco e 17,45 milioni di euro le giocate complessive del 2016: circa 298 euro a testa.

Sono dati pubblicati dal Gruppo editoriale GEDI e da Dataninja, società che si occupa di datajournalism, che hanno rielaborato i numeri ufficiali forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, e creato un database grazie al quale poter cercare le cifre spese in videolottery in ogni comune.

E’ la prima volta che si è entrati in possesso di questi dati poiché l’Agenzia dei Monopoli ha dovuto concederne l’accesso grazie ad una norma, la Freedom Information Act, approvata in Italia proprio nel 2016, che disciplina l’acceso ai documenti, agli atti e ai dati della pubblica amministrazione da parte dei cittadini.

grafico gioco d'azzardo | Comunità e territorioNel 2016 lo Stato ha incassato 10 miliardi di euro grazie alle Videolottery (come si evince dalla grafica), molto di più di quanto guadagna per gli altri giochi, tipo lotto o gratta e vinci. Infatti del guadagno totale delle videolottery (circa il 25% del totale giocato) , metà va a finire proprio nelle tasse dello Stato e l’altra metà viene suddivisa tra esercenti, gestori e concessionari.

Quando i dati sono stati forniti da Statoquotidiano.it, AS.TRO, l’associazione che riunisce le aziende del settore giochi  d’intrattenimento, si è subito affrettata a precisare che la somma effettivamente spesa  è quella che si ottiene sottraendo dalla somma giocata quella “restituita” ai giocatori per le vincite. Per cui, secondo AS.TRO, posto che il “Giocato Awp” è pari a  25 milioni di euro e le vincite sono pari a  17,875 milioni di euro (71,5% del giocato), la spesa effettiva di gioco sarebbe di  7,125 milioni di euro (giocato-vincite), mentre la spesa annuale pro capite: 156,20 euro all’anno (spesa effettiva /popolazione maggiorenne).

In realtà, cambia poco per la dimensione economica e ancor meno per quella sociale del fenomeno.

Così come cambia poco sapere che i dati di Manfredonia sono in linea con quelli di altri paesi di dimensioni analoghe.

Piuttosto, il fenomeno è ancora più complesso e preoccupante se si pensa che a questi dati bisogna aggiungere un numero elevato di giocatori online, tra cui tanti ragazzi, che non è facile calcolare con precisione. Le somme complessivamente spese in slot machine, scommesse e giochi d’azzardo sono quindi sicuramente molto più alte.

Per  il quotidiano La Stampa, Il gioco d’azzardo “legale” in Italia cresce più del PIL della Cina: dal 2008 al 2016 la spesa per il gioco è raddoppiata. Crescono vorticosamente, analizza l’agenzia specializzata AGIPRO, tutti i giochi di scommesse e quelli online; si impennano Poker e casinò di quasi il 20%  rispetto all’anno precedente.

Pare proprio che i milioni giocati crescano in maniera direttamente proporzionale alla crisi, economica e di valori, degli ultimi anni: meno risorse si hanno e più si è propensi a rischiare.

Nel frattempo il Ministero della Salute ha riconosciuto la “ludopatia” come malattia a tutti gli effetti, da curare alla stregua di altre dipendenze. Così come sono sempre più evidenti i legami tra questo fenomeno e problemi legati al sovra indebitamento delle famiglie. Problemi economici che poi si riflettono inevitabilmente sul piano familiare e sociale.

Cosa possiamo fare per arginare questo dilagante fenomeno? A Manfredonia, presso l’Ospedale Civile, vi è una sezione del Dipartimento delle Dipendenze patologiche – Ser.T. che eroga assistenza anche alle persone affette da ludopatia ed alle loro famiglie. Quanti si lasciano aiutare da questo importante presidio? Quanto è utile parlarne a scuola ed organizzare incontri e seminari sul tema?

Anche il Consiglio Comunale ha deliberato nel 2014 un regolamento per le “sale gioco e giochi leciti”, in seguito alla legge regionale in materia di diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP).  L’obiettivo era quello di controllare la diffusione dei locali in cui si pratica il gioco per evitare le conseguenze sociali dell’offerta. Oltre a definire i giochi proibiti e le sale da gioco, si stabiliva anche la distanza minima di tali attività di almeno 500 metri da scuole, chiese, impianti sportivi, centri culturali ecc … Ma è sufficiente per tutelare i soggetti più deboli della comunità cittadina?

Che tutto ciò sia un sintomo di una società vulnerabile, che trasforma anche il gioco e la creatività in ossessione e ripetitività, sembra ormai pacifico. Come lo è la mancanza di un welfare adeguato ai tempi di crisi che stiamo vivendo, incapace di far fronte alla necessità di luoghi di incontro e di socialità tra cittadini, sempre più distanti tra loro. Lo Stato però non può continuare ad alimentare questo meccanismo ed a trarne vantaggi vergognosi, facendo la parte del leone. Ed anche la comunità locale, con le sue istituzioni, non può girare la testa dall’altra parte. La rassegnazione è la risposta peggiore che possiamo dare.

 

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