In autunno quando tutte le misure di sostegno al reddito previste dal decreto liquidità e rilancio si saranno esaurite gli effetti a breve che avremo sui livelli occupazionali nella città di Manfredonia saranno pesantissimi.
Utilizzato un modello previsionale solido, basato su un esercizio di simulazione, gli effetti negativi sul PIL della città suddiviso per settori potrebbe essere il seguente:
- Alberghi e Ristoranti turismo -50%;
- Mezzi di trasporto -23,3%
- Industria -13,8 %
- Costruzioni -12,0%
- Abbigliamento -30%
- Sistema casa -16,2%
I settori che accuseranno maggiormente la pandemia saranno quelli legati ai servizi turistici, ai servizi ricreativi e alla persona e, costituiscono la quota più importante della ricchezza privata prodotta in città. L’ effetto sull’occupazione sarà una perditadi posti di lavoro pari a 2.566 unità pari al 16% dell’occupazione totale della città e, così suddivisi:
- Commercio/Alberghi/Ristorazione (1.497) unità
- Industria e costruzioni (332) unità;
- Servizi professionale e alla persona (737) unità
Questi dati ci dicono che siamo ad un punto di frattura storica, e nessuno potrà essere al sicuro.
Per far fronte alla seconda pandemia economica e sociale l’Unione Europea ha stanziato 100 miliardi di euro per sostenere il reddito di chi ha già perso il posto di lavoro e per i tanti che lo perderanno, inoltre per l’Italia sono stati previsti ulteriori 36 miliardi dal MES per investimenti in infrastrutture sanitarie e altri 150 miliardi per l’ammodernamento del Paese attraverso emissione di titoli diretti della Commissione Europea.
Per poter beneficiare di questi fondi serve un cambio di passo adesso e cogliere questa opportunità irripetibile per ridisegnare una città in cui l’innovazione applicata ai settori dell’economia del mare, dell’agricoltura e dei servizi si coniughi con una maggiore sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Possiamo farlo ma servono scelte coraggiose, che mantengano viva la fiducia che lega i cittadini e le istituzioni, settore pubblico e privato. L’azione sociale viene prima dell’economia. Senza la prima non si costruisce la seconda.
Iniziamo quindi, a progettare, a lavorare, a dare un volto alla nuova normalità in cui vogliamo vivere. Dobbiamo farlo non possiamo più aspettare.
Avere una strategia chiara e conoscere come è fatta per davvero la nostra economia, per sapere come e dove investire le risorse finanziarie che l’Europa ci metterà a disposizione su progetti innovativi e ad alto rendimento sociale. Una politica per la ripartenza della città, dunque, deve fondarsi innanzitutto sulla consapevolezza di ciò che siamo, economia del mare, agricoltura, servizi innovativi tra loro interconnessi. Infrastrutture moderne che facciano correre i dati, le idee, le persone e le merci.
Non ci sarà più un’altra simile occasione né per questa generazione né per la prossima visto l’enorme debito pubblico del nostro Paese che è stimato a fine 2020 intorno al 165%-170% del PIL.
Spero che la città e soprattutto i giovani colgano questa occasione di trasformazione e di innovazione anche con un impegno politico diretto.
Nicola di Bari
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